L'ultima lettera della Baronessa Paftunij non era poi così rincuorante.
Il Sovrano aveva molte cose a cui pensare in Consiglio e molte questioni da trattare con l'estero ma anche la questione araldica gli stava a cuore.
Avvisò subito la sua Segretaria Mons. Elena Costanza della Scala "Solex" Vescovo di Treviso che si sarebbe assentato qualche giorno ma di fargli recapitare in copia ogni missiva, ogni trattato ogni dicumeno ma che per quelli della massima urgenza sarebbe stato suo compito siglarli per lui.
Si fidava della cugina come di se stesso.
La pensante carrozza era già pronta.
Essa era stata agghindata già da tempo con gli stemmi dei Della Scala a monito che il Doge Sovrano delle Venezie proveniva da tale nobile famiglia.
Il viaggio non fu troppo lungo ma sicuramente non troppo comodo.
Una scorta di cinque armati vegliava sull'incolumità del Sovrano.
Giunti finalmente a Rocca Cesta l'armigero alla testa annunciò alle guardie al cancello che il Doge Sovrano delle Venezie era in arrivo presso le Sale del Collegio e che gli Araldi tutti fossero avvisati per riceverlo.
Il Conte guardò dalla finestrella scostando la tenda della carrozza la scena e ripensò a quante volte si era recato nelle stesse sale in passato.
La carrozza arrivò dinnanzi alla grande scalinata che dava accesso al Palazzo e aiutato a scendere da un valletto che gli porse il braccio il Doge si ritrovò davanti alla porta principale.